giovedì 3 aprile 2014

Biografia




Pio (Alessandro), Carlo, Fulvio conte Filippani-Ronconi nacque a Madrid il 10 marzo del 1920. Sempre in Ispagna, ma a Barcellona, compì le scuole elementari e medie inferiori, salvo trasferirsi più tardi a Roma, dove conseguì la licenza liceale classica presso l’Istituto De Merode, gestito dai Fratelli delle Scuole Cristiane. Nel 1939, si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma, dove fu allievo dell’Accademico d’Italia professor Carlo Formichi, per la lingua sanscrita, dell’Accademico d’Italia professor Giuseppe Tucci, per le religioni e filosofie dell’India e dell’Estremo Oriente, nonché del professor Ettore Rossi, per le lingue turca e persiana. Vi apprese anche l’arabo, il pali, il tibetano e l’avestico.
Dopo l’interruzione dovuta alla seconda guerra mondiale, durante la quale combatté prima in Africa e poi in Italia, nel 1949 Filippani si laureò con il massimo dei voti e la lode presso l’Università “La Sapienza” presentando una tesi dal titolo: «L’azione mistica in rapporto alla coscienza unitaria dell’universo, secondo la speculazione indiana. Studio introduttivo al concetto del Macrantropo», avente per oggetto la molteplicità degli stati di coscienza nella filosofia del Vedanta. Tra il 1939 e il 1959, fu altresì funzionario prima del Ministero della Cultura Popolare, indi della Presidenza del Consiglio, presso la quale diresse, tra l’altro, il settore ispano-americano delle trasmissioni radio per l’estero.
Nel 1953, grazie a una borsa di studio conferitagli dall’Imperial Governo Iranico, seguì con profitto, presso l’Università di Teheran, corsi superiori di letteratura persiana e araba, di sufismo e di storia dell’Iran antico e medievale, specializzandosi in Ismaelismo, un ramo estremamente eterodosso dell’Islam di marca persiana da cui, a partire dalla seconda metà dell’VIII secolo, sorse e si sviluppò una «religione», se così si può dire, esoterica, che considerava abrogate tutte le altre scuole o confessioni, a cominciare da quella sunnita ortodossa, all’epoca dominante in Oriente. Su questo specifico argomento, Pio Filippani-Ronconi pubblicò — a voler qui tacere dei molti interventi apparsi, in Italia e all’estero, su periodici, atti di convegni o miscellanee — tre opere fondamentali, che ci sembra opportuno menzionare (per le altre vedasi la bibliografia): 1. la traduzione del Kitab-i Goshayesh wa Rahayesh di Nasir-i Khosraw («Il libro dello scioglimento e della liberazione», Napoli 1959); documento, quasi ignoto, delle idee e delle tendenze spirituali della comunità ismaelita, in ordine alla quale non era stata mai tentata, prima che Filippani si accingesse a questo compito, una storia onnicomprensiva, se non altro per la difficoltà, da parte degli studiosi occidentali, di accedere alle sofisticatissime elaborazioni dottrinali di quel movimento dalla spiccata intonazione estremistica, tutte largheggianti di termini tecnici e rinvianti ad un fervido, ma non per questo meno astruso, gergo iniziatico di faticosa decrittazione; 2. la versione integrale, annotata e commentata, del testo gnostico Ummu’l-Kitab (Napoli 1966), dove l’Autore, applicandosi con certosina acribia alla ricostruzione dell’intricatissimo ordito soggiacente alle concezioni soteriologiche e cosmologiche del tardo Ismaelismo centro-asiatico, apportava un quid novi alla soluzione del problema degli influssi esercitati sulla setta di Alamut ad opera degli ambienti manichei, mazdei, buddhisti e sabei; 3. da ultimo, ma non meno importante malgrado le sue intenzioni divulgative, il corposo saggio Ismaeliti ed «Assassini», edito a Basilea nel 1973 sotto gli auspici della Fondazione Ludwig Keimer e recentemente ristampato in una nuova edizione più facilmente disponibile (Rimini 2004).



In data 16 giugno 1959, in seguito a concorso della Pubblica Istruzione, Pio Filippani-Ronconi divenne assistente ordinario alla cattedra di «Religioni e Filosofie del Medio ed Estremo Oriente» (Filosofia indiana e cinese classica) presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli, mentre l’anno successivo, sempre presso lo stesso Ateneo, si vide attribuire la docenza in «Lingua e Letteratura sanscrita». Nel 1970 — auspice il grande islamista Alessandro Bausani, con il quale, già  a partire dagli anni del secondo dopoguerra, si era cementato un rapporto di collaborazione sostanziato di reciproca stima e di speciale consonanza umana — gli venne alfine affidato l’incarico di professore straordinario di «Dialettologia Iranica», a cui fece seguito, nel 1972, l’ordinariato nella cattedra di «Religioni e Filosofie dell’India».
Tu mi chiedi che io ti narri un episodio della mia semisecolare frequentazione e familiarità con l’ammirevole Alessandro — il «Bau» come lo chiamavano gli allievi che gli erano più vicini — ebbene, ti rispondo che la mia difficoltà risiede nel fatto che sono forse troppi gli aneddoti che ti potrei raccontare su di lui, perché ne scelga uno che lo caratterizzi pienamente. Lasciando da parte il campo ovvio degli studî, nel quale — ripeto — molto ebbi da imparare da Lui, che con delicatezza mi guidò nell’intricato campo della mistica «islamica» (che per me è sempre «tardo-antica»!), ti narrerò invece un episodio del nostro rapporto «di ragazzi» ormai mezzo secolo fa, dal quale emerge il suo carattere candido, sì, ma anche sornione e «pigliangiro» [...].[1]

Egli aveva dato, nel frattempo, alle stampe opere e traduzioni insuperate di testi orientali quali: Upanisad antiche e medie (Boringhieri, Torino 1960-1961, 3 voll.); Storia del pensiero cinese (Boringhieri, Torino 1964). Sa‘di, Il Roseto (Boringhieri, Torino 1965). Canone buddhista. Discorsi brevi (Utet, Torino 1968). Upanisad antiche e medie, Boringhieri, Torino 19682.
Socio senza interruzioni dal 1959 dell’IsMEO — il prestigioso Istituto per il Medio ed Estremo Oriente fondato da Giovanni Gentile e da Giuseppe Tucci — e del successivo IsIAO (Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente), presieduto dal collega iranista professor Gherardo Gnoli, il professor Filippani-Ronconi, membro dell’Accademia Pontaniana di Napoli e dell’Istituto di Studi Califfali della Real Accademia di Cordova, fu anche, a quanto ci risulti, l’unico studioso italiano — sarebbe grave dimenticarlo — a venire insignito del titolo di Dottore honoris causa in «Teologia e Scienze dell’Islam» dall’Università di Teheran, proprio in considerazione del suo apporto pionieristico a una più retta intelligenza dei temi e dei motivi spirituali sottesi all’esoterismo islamico, alla metafisica  ismaelita, alle origini sacre della regalità iranica. Cosa che gli valse — ben al di là del pur prestigiosissimo riconoscimento accademico sopra ricordato — l’incondizionato apprezzamento di un celebre filosofo e specialista della scienza musulmana quale Seyyed Hossein Nasr, oggi docente presso la Georgetown University, il quale, nella prefazione a una densa raccolta di saggi sul sufismo, attribuì al suo omologo italiano il merito di essersi quasi magicamente lasciato permeare dall’atmosfera spirituale della mistica musulmana medievale, sì da riuscire a compenetrarsi pienamente con la quintessenza di quel magmatico universo di entusiasmo religioso, di cui altri potevano vantare, nella migliore delle ipotesi, una cognizione aridamente libresca. Ragion per cui, sempre secondo Nasr, i libri eruditi degli orientalisti sul sufismo potevano ben dividersi in tre categorie: saggi critici intralciati da numerosi pregiudizi, eccellenti traduzioni e studi profondamente intuitivi di altri studiosi (tra cui — unico italiano — Pio Filippani-Ronconi), che in alcuni casi parteciparono realmente al mondo del sufismo:
Today in the West one can distinguish three types of writing on Sufism. The scholarly work of orientalists range from the most damaging and prejudiced criticisms of some authors to the sympathetic and often penetrating studies of such men as L. Massignon, H. Corbin, E. Dermenghem, L. Gardet, C. Rice, F. Meier and P. Filippani-Ronconi, which border in some cases on actual participation in the world of Sufism and which include excellent translations by men like B. de Sacy, R.A. Nicholson and J. Arberry.[2]

Diversamente dai colleghi stranieri, con ciò confermando la profonda verità dell’adagio evangelico nemo propheta in patria, l’accademia italiana — o almeno, una parte di essa — si dimostrò, a volte, meno prodiga di lodi nei confronti del metodo adottato dal professor Filippani, al quale, in modo più o meno larvato, vennero imputati un eccesso di identificazione con la materia e la sua inclinazione a interpretare il dato filologico e quello materiale in una prospettiva tendenzialmente personalistica e per di più avulsa — colpa, questa, imperdonabile — da qualsivoglia compromissione con lo storicismo e il conformismo dialettico all’epoca imperanti nell’università nostrana. A questi due sterili criteri dominanti, Filippani-Ronconi — memore della «lezione» di un Henri Corbin, di un Toshihiko Izutsu e di un Mircea Eliade e forte della sua padronanza enciclopedica degli idiomi e delle culture dell’Asia — contrappose una ermeneutica certo originale, ma fondata, in ultima analisi, su di un principio noetico tradizionale, oggi smarrito, secondo il quale si può attestare di conoscere veramente soltanto ciò che si diventa o in cui ci si trasforma, in virtù di un moto interiore che conferisca alla realtà, altrimenti muta, disanimata, un significato conforme all’io che con essa si congiunge e la fa propria.
Pio Filippani-Ronconi è scomparso nel 2010.







Bibliografia essenziale

Avviamento allo studio del pensiero orientale, Pironti e Figli, Napoli 1959, 2 voll. [vol. I: La speculazione indiana prebuddhista; vol. II: Il Buddhismo]. Nasir-e Khosraw, Il libro dello scioglimento e della liberazione, Istituto Universitario Orientale, Napoli 1959 [introduzione, traduzione e note]. Upanisad antiche e medie, Boringhieri, Torino 1960-1961, 3 voll. Storia del pensiero cinese, Boringhieri, Torino 1964. Sa‘di, Il Roseto (Golestan), Boringhieri, Torino 1965 [introduzione, traduzione e note]. Ummu’l Kitab, Istituto Universitario Orientale, Napoli 1966 [introduzione, traduzione e note]. Canone buddhista. Discorsi brevi, Utet, Torino 1968. Upanisad antiche e medie, Boringhieri, Torino 1968 [II ed. corretta e ampliata]. Ismaeliti ed «Assassini», Editiones Basilienses Thoth, Basel-Milano 1973. Magia, religioni e miti dell’India, Newton Compton, Roma 1981. Le vie del Buddhismo, Basaia, Roma 1986. Vak. La parola primordiale. Quattro saggi sui Tantra, Pungitopo, Marina di Patti (ME) 1987. Gotama Buddha, Aforismi e discorsi, Tascabili Newton, Roma 1994. L’Induismo, Tascabili Newton, Roma 1994. Zarathustra e il mazdeismo, Irradiazioni, Roma 2007. Un altro Islam. Mistica, metafisica e cosmologia, Irradiazioni, Roma 2012 [postumo]; Regalità iranica e gnosi ismaelita, Irradiazioni, Roma 2014 [postumo].





[1] P. Filippani-Ronconi, «Ricordando A. Bausani», in Un ricordo che non si spegne. Scritti di docenti e collaboratori dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli in memoria di Alessandro Bausani, a cura di P.G. Donini, C. Lo Jacono e L. Santa Maria, Napoli 1995, p. XXIII.
[2] S. H. Nasr, Living Sufism, London 1980, p. 5.




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